Cos’è
La psicomotricità ha origine negli anni ’70 dagli insegnamenti e dagli studi di André Lapierre.
La psicomotricità relazionale è un’attività di gioco LIBERO, NON VERBALE, e NON DIRETTIVA, che permette di esprimersi in modo creativo e di stabilire relazioni attraverso il contatto e il movimento.
Il conduttore, oltre ad offrire stimoli, partecipa attivamente al gioco interagendo, facilitando le dinamiche. Il ruolo dello psicomotricista non è direttivo, non impone consegne strutturate, strategia utilizzata per l’acquisizione spontanea delle regole sociali, pari alla presa di coscienza del proprio corpo, delle sue potenzialità energetiche e di movimento senza troppi divieti (ma con la sicurezza di operare in un luogo “protetto”). Tali esperienze ripetute concorrono allo sviluppo di un’immagine unitaria di sé, dell’autostima, dell’autonomia, della creatività.
Partendo dal concetto di integrità psico-fisica, la psicomotricità relazionale si pone come obiettivo la riunificazione di ciò che la scienza ha diviso: la connessione tra corporeità, affettività, intelligenza e socialità. Viene quindi sottintesa una visione olistica della persona: ogni tappa nella crescita o azione raggiunta è naturalmente organica, lo sviluppo di una competenza (cognitiva, motorio-prassica, linguistica, psicologica) non può essere vista separatamente rispetto alle altre. La pratica psicomotoria ha origine dall’azione vissuta corporalmente e spontaneamente, accettando le pulsioni e favorendone l’espressione. Partendo dal corpo che agisce in una relazione diretta con gli oggetti, i suoni, lo spazio e gli altri, il linguaggio verbale passa in secondo piano; l’agire non è più un atto razionale, ma l’espressione di qualcosa di più profondo. Il gesto, il movimento, lo sguardo, si arricchiscono allora di un significato simbolico.
Ogni individuo vive un percorso ed esperienze particolari che si trasformano in una fantasmatica personale altrettanto particolare; il gioco, tramite il linguaggio primario e analogico, è il naturale veicolo di rappresentazione di tali istanze nascoste e profonde.
Lo psicomotricista relazionale, sfruttando il canale empatico, instaura con la persona un dialogo corporeo, dà spazio e ascolto alla dimensione simbolica, riesce a ritrarne e codificarne la realtà, gli permette di viverla, comunicarla e condividerla in modo positivo e migliorare il suo equilibrio emozionale.
Obbiettivi
– Stimolare la propriocezione, la consapevolezza di sè, delle capacità e dei limiti del corpo per facilitare lo sviluppo, l’autonomia e la crescita;
– offrire situazioni utili allo sviluppo psicomotorio dell’individuo, all’esplorazione dell’ambiente circostante e alla gestione di spazio e corpo in modo coordinato con gli altri;
– arricchire le capacità espressive e comunicative per la socializzazione;
– superare l’egocentrismo di visione e opinione;
– fare esperienza del senso di collaborazione e condivisione, di responsabilità e rispetto, stimolare la capacità di ascolto, per la vita in “comunità”;
– promuovere la creatività e la comunicazione non verbale per facilitare l’espressione delle emozioni e dei vissuti in modo appagante e spontaneo, attraverso il corpo, il movimento, la postura, il gioco, la relazione;
– favorire la conoscenza e l’integrazione del rapporto di gruppo, sondandone le dinamiche in attività collettive;
– favorire lo sviluppo della personalità a livello globale, corporeo, emotivo, percettivo, cognitivo, rafforzarne i mezzi per affrontare eventuali difficoltà e ostacoli.
Modalità / Come interviene
La psicomotricità, a seconda della persona con cui la si utilizza, può essere una disciplina di tipo educativo, di tipo rieducativo o di tipo terapeutico (quando si manifestano difficoltà specifiche, di sviluppo, di comportamento, di apprendimento o di relazione).
I materiali necessari alla psicomotricità relazionale sono suddivisibili in 5 categorie fondamentali: oggetti morbidi (come teli e cuscini), palle, corde, cerchi, bastoni (tubi di gommapiuma).
La variabilità di tali oggetti per dimensione, colore, consistenza, è determinante rispetto al loro significato simbolico.
L’attività viene svolta in piccoli gruppi o individualmente, in uno spazio adeguato, “neutro”, con meno stimoli esterni possibili; il setting comprende, oltre ai materiali descritti, anche stimoli sonori e di illuminazione.
L’esperienza viene seguita dalla realizzazione di un disegno, che diventa una traccia rivelatrice del vissuto.